Ha di certo utilizzato dei colori a olio con estrema maestria.È difficile percepire qual’è il punto dove si unisce realtà e finzione, ma sono certa siano colori ad olio, ne sento il profumo.
Il muro della banchina è scrostato dall’umido, il bianco della pittura ha lasciato spazio al cemento, si vedono chiaramente le strutture di ferro arrugginite finire dei pilastri portanti immersi negli abissi.
Come è possibile che sia riuscito a riprodurre così bene il riverbero dell’acqua? Ha sicuramente dei pennelli sottilissimi per dipingere ogni dettaglio, le mie percezioni si confondono, ho sempre meno la capacità di distinguere realtà e finzione.
In lontananza galleggiano le corsie, portano di certo ad una Boa che da qui non vedo, mi avvicino alla tela per cercarla, ma più mi avvicino e più il disegno perde di significato, e della Boa nemmeno l’ombra.
Mi allontano dalla tela, il tanto che basta per vedere tutto in maniera più chiara, le macchie di colore, alla giusta distanza, descrivono impeccabilmente quel mare scuro e quel cemento scrostato, l’aria è tiepida e inizio a sentire il suono del mare sbattere sui pilastri, arrivare a riva e passare tra la sabbia.
Oramai è impossibile distinguere le percezioni, la realtà è completamente mutata, faccio un altro passo indietro eccitata all’idea di essere finita dentro la tela, quando sento i piedi affondare nella sabbia fresca, l’acqua circondare le mie caviglie con una schiuma leggera, alle mie spalle ondeggiano gli ombrelloni, come una danza Hawaiana mi danno il benvenuto.
Non mi resta che godermi ogni dettaglio del quadro di cui ormai faccio parte, mi butto sulla sabbia a guardare le stelle, quando un solletico ai piedi mi distoglie dai miei pensieri, ma cosa succede?
Il pittore incredulo si avvicina alla tela, mi osserva contrariato e disegna i dettagli dei miei piedi insabbiati, si arrende, la sua memoria non lo aiuta, prende un pennello e così come ha disegnato ogni dettaglio di quelle onde mi disegna un sorriso sul volto.